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SICUREZZA SENZA GERARCHIA – OPUSCOLO – TBWC & SCRAPPY CAPY DISTRO

Ecco a voi l’opuscolo SICUREZZA SENZA GERARCHIA prodotto da Scrappy Capy Distro tradotto dal collettivo BlackWave che trovate disponibile al link in fondo all’articolo.


Questa zine si basa su una serie di conferenze dallo stesso titolo tenute in occasione di incontri anarchici a Stoccolma, Lubiana e Saint Imier nell’estate del ’23. Dopo ogni incontro, il contenuto della zine e dei futuri interventi è stato migliorato grazie alle discussioni con gli altri presenti nelle sale e in seguito negli angoli e nei segreti dei locali. Dopo ogni intervento, il contenuto della zine e degli interventi futuri è stato migliorato grazie alle discussioni con gli altri presenti nelle sale e, in seguito, negli anfratti dei luoghi di ritrovo. Le parole in queste pagine non sono solo mie, perché la conoscenza non nasce dal nulla, ma è sintetizzata dalle nostre esperienze passate e dalle interazioni con gli altri. Impariamo insieme, non da soli.

 

Le discussioni sulla cultura della sicurezza tendono a concentrarsi su come tenere lontani gli intrusi o evitare la sorveglianza. Abbiamo piani per non essere registrati o per non lasciare una scia di prove quando agiamo, e abbiamo i nostri rituali per tenere a bada gli infiltrati o per sradicarli quando appaiono. Spesso queste discussioni non si basano tanto sulle realtà materiali della repressione, quanto piuttosto sulla contrapposizione di diversi approcci dogmatici alla sicurezza. Quando la cultura della sicurezza viene discussa in modo più ampio, tende a ruotare intorno alla domanda “stiamo facendo abbastanza?” Si cercano zine o si organizzano workshop che spiegano come implementarla. Più sicurezza, meno telefoni. Più segretezza, meno fughe di notizie. Manca una riflessione su come l’attuale applicazione della sicurezza possa essere dannosa per gli individui o per il movimento nel suo complesso.

Per tutti i modi benefici in cui applichiamo la cultura della sicurezza, ci sono anche applicazioni patologiche. A volte ciò avviene inavvertitamente attraverso molte azioni ben intenzionate, la cui somma ci porta a comportamenti indesiderati. Altre volte, la cultura della sicurezza viene armata dalle orribili creature che popolano le nostre scene e che non cercano di abolire il potere sugli altri, ma di salire la scala sociale per rivendicare la posizione più alta per sé, e dobbiamo tenere conto anche di questo nel modo in cui costruiamo le nostre norme.

Quella che segue è una discussione critica sui modi in cui noi stessi facciamo ricorso alla cultura della sicurezza in modo patologico. La stessa cosa che dovrebbe proteggerci dai danni esterni può diventare essa stessa uno strumento di danno e di disturbo. Se non stiamo attenti, possiamo inavvertitamente rafforzare le gerarchie esistenti o addirittura crearne di nuove.

 

 

 

 

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