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CONTRO IL FAGOCITARE LE LOTTE DA PARTE DE LES SOULÈVEMENTS DE LA TERRE

Traduciamo e condividiamo questo testo apparso su Le Soleil Noir nr 6.
Seguiranno altri aggiornamenti che riguardano Les Soulèvements de la Terre (un resoconto di un compagno che ha letto il loro libro, di inizio Luglio, e un articolo di Crimethinc sulla ZAD Notre Dame des Landes del 2019.)

Siamo consapevoli che alcuni non sono testi recenti, ma crediamo in ogni caso che sia giusto diffondere cosa si cela dietro a questo “movimento” tanto portato in auge dalle nostre parti. Si celano sempre i soliti: gli egemonizzatori delle lotte, i recuperatori di intenti nonchè aspiranti dittatori che ammicano a qualsivoglia istituizione politica. 

Tutto il mondo è paLese: Valle che vai, sollevamento che trovi.

TBWC

Qui trovate lo scritto di un compagno che analizza il libro del SdT

 


CONTRO IL FAGOCITARE DELLE LOTTE DA PARTE DEI SDT

[“Fagocitare” v. tr.: assorbire e distruggere]

Lo scopo di questo testo è mettere in guardia dalle pratiche, dagli obiettivi e dalla linea politica di Soulèvements de la Terre. Si basa sulla conoscenza diretta delle lotte nella ZAD di Notre-Dame-des-Landes fino al 2018, dove si sono distinti i futuri leader dei Soulèvements, e su diverse testimonianze recenti di persone che si sono recate agli eventi da loro organizzati. Non si vuole scoraggiare nessuno dal partecipare a questi eventi, ma si vuole condividere alcune preoccupazioni e sospetti, soprattutto da un punto di vista antiautoritario.

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I leader dei Soulèvements de la Terre (“Benoît Feuilu” o “Basile Dutertre”, ad esempio) sono quindi le stesse persone che, nella ZAD, sono riuscite a trasformare e controllare la lotta a proprio vantaggio, spesso utilizzando metodi brutali o addirittura violenti. Alla testa di un gruppo chiamato CMDO, si sono progressivamente presentati come i rappresentanti del movimento di occupazione nel suo complesso, rifiutandosi di partecipare alle riunioni e alle assemblee di lotta. Hanno promosso l'”unità” con le organizzazioni riformiste in nome di un pragmatismo politico che hanno chiamato “strategia”. Dopo la cancellazione ufficiale del progetto aeroportuale nel gennaio 2018 – il successo di una lotta decennale – hanno proclamato la “vittoria” e, alla fine, hanno organizzato la liquidazione della ZAD come movimento. Hanno accettato di negoziare con lo Stato, non a nome proprio ma a nome di tutti, il che ha permesso loro di ottenere case e terreni in modo legale, anche con una clausola in cui si impegnavano a denunciare qualsiasi occupazione illegale ai servizi statali e a non opporsi al loro sgombero. Chi si rifiutava veniva intimidito, minacciato e aggredito. Su tutta questa sequenza, e sulla lotta che l’ha preceduta, vi consigliamo di leggere l’eccellente testo Réflexions à propos de la ZAD (Riflessioni a proposito della ZAD NdT), link alla fine del testo.

Negli ultimi due anni, i Soulèvements de la Terre hanno fatto molto parlare di sé, soprattutto dopo la manifestazione di Sainte-Soline del marzo 2023, quando circa 30.000 persone hanno subito una spaventosa escalation di violenza da parte della polizia. Almeno per il momento, gli SDT non conducono una lotta di occupazione, ma organizzano manifestazioni un po’ ovunque, più o meno in accordo con gruppi preesistenti. Il ruolo degli SDT sembra quindi essere in gran parte quello di dirigere e coordinare le lotte, appoggiare i gruppi locali, definire le strategie e controllare la comunicazione.

La transizione tra il CMDO e l’SDT (attraverso l’organizzazione “NDDL – pour suivre ensemble”. [proseguire assime NDT] ) può essere illustrata dal tentativo di prendere il controllo della lotta contro un’area industriale a Le Carnet, a poche decine di chilometri da Notre-Dame-des-Landes, nel 2020-2021. I leader del CMDO, forti della loro “vittoria”, hanno utilizzato tutti i mezzi a loro disposizione per presentare questa lotta come un “prolungamento” di quella della ZAD, rivendicando la responsabilità delle azioni, cercando di decidere i dettagli – che sono stati sistematicamente spettacolarizzati – e imponendo i loro obiettivi.

Poiché le persone coinvolte nella lotta a Le Carnet si rifiutarono di accettare questa confisca, decisero ben presto, senza consultarle, di organizzare “riunioni per organizzare la lotta a Le Carnet” a Notre-Dame-de-la-Madeleine. L’idea non era quella di sostenere la loro lotta rispettandone l’autonomia, ma di gestirla al posto loro, in altre parole di prenderne il controllo.

Agli eventi e alle manifestazioni della SDT non aspettatevi incontri per costruire una lotta comune: tutto è deciso in anticipo e dobbiamo accontentarci di partecipare. Le discussioni metterebbero a rischio il controllo degli SDT? In ogni caso, questo controllo è quasi totale e le testimonianze sono unanimi: gli SDT non organizzano riunioni aperte (a parte i “briefing” su Internet), né durante le manifestazioni né tra di esse. Sono quindi completamente verticali. Ci sembra che, se si vuole partecipare a una lotta, sia essenziale poterne discutere il contesto politico così come i metodi, le strategie e le conseguenze. Inoltre, gli SDT sono caratterizzati da una totale opacità: in nome, senza dubbio, della sicurezza necessaria per organizzare azioni “dinamiche”, nessuno può sapere nulla di esse in anticipo o anche mentre si svolgono. Ma questa “sicurezza”, che è accettabile, non può essere un assegno in bianco per “usare” le persone. [A Sainte-Soline, i “sottocapi” dotati di megafono si accontentavano generalmente di trasmettere ordini alle “truppe”: “avanti”, “fermo”, “indietro”…]

In sostanza, gli SDT non sono un “movimento”: sono un’organizzazione. Anche se sostengono il contrario (affermando la loro natura “immaginaria”), che piaccia o no, ne hanno le caratteristiche. A questo proposito, dobbiamo ammettere che andiamo alle manifestazioni indette da organizzazioni “classiche” come la CGT o altre; solo che in questo caso non siamo ingannati: sappiamo in anticipo che non potremo discutere i metodi di azione, gli obiettivi o i fondamenti politici.

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Eppure ha funzionato. Una delle ragioni evidenti del successo degli SDT è stata la profonda disperazione di fronte alla riorganizzazione permanente del capitalismo, che si stava formalizzando in questo periodo in particolare sulle questioni della terra e delle risorse: finalmente ci veniva proposta una lotta piena di entusiasmo, sicura del suo successo, di fronte all’espropriazione e alla passività permanenti. A questa disperazione si aggiunge la rabbia, alimentata dal movimento sociale: potremmo quindi accogliere con favore la volontà di unire le lotte e persino di allargare la rabbia a ragioni che vanno oltre le pensioni e il lavoro. Ma di questo non si parla mai nelle comunicazioni dell’SDT: sul loro sito web non compaiono nemmeno una volta le parole “pensioni” o “capitalismo”. Qual è dunque la loro linea politica, alla quale dovrebbero aderire tante migliaia di persone (senza mai avere l’opportunità di discuterne)?

L’SDT arriva a citare con orgoglio la DGSI: “un movimento che trascende le affiliazioni e le differenze di strategia“, “che federa il maggior numero possibile di attivisti e gruppi di diversa estrazione ideologica” (Appello alla Stagione 51) (DGSI cioè la Direction Générale de la Sécurité Intérieure ossia la Direzione Generale della Sicurezza Interna francese NdT). Ciò che conta qui è il numero, la massa, che chiaramente non ha un punto di vista diverso da una ingenua “difesa della terra”. Soprattutto, ci si guarda bene dal definire una linea politica che rischierebbe di mettere in crisi le “larghe alleanze” (si veda la sorprendente lista dei firmatari dell’appello Nous sommes les SDT, da Mélenchon all’ex ministro Yves Cochet, senza dimenticare il famigerato Yannick Jadot). Tornando alla ZAD, il CMDO si era distinto scrivendo sulla strada “Principi in fiamme, puristi al centro”: i “puristi” erano coloro che si ostinavano a proporre qualcosa di diverso dall’unità a tutti i costi e con chiunque. Trascurando i “principi” in nome delle alleanze con i partiti borghesi, l’SDT si affermava come gruppo opportunista. L’unità ad ogni costo rafforza le posizioni delle frange più riformiste e borghesi, serve i loro interessi e ostacola la possibilità di superarle nella lotta.

Il sensazionalismo era un elemento centrale: le “stagioni” venivano scomposte in “atti”, cioè azioni singole coordinate e decise dai leader della SDT. Che una lotta locale diventi un “atto” ufficiale di una “stagione” (cioè che gli SDT chiamino la gente a parteciparvi, secondo le loro procedure e i loro piani) sembra essere l’ambizione suprema: “I comitati locali possono dare sostegno a queste battaglie, anche quando non è ancora il momento di inserirle negli atti nazionali delle Rivolte della Terra”. (Decine di comitati locali stanno sorgendo in tutta la Francia): abbiate pazienza, accadrà, vi daremo la nostra benedizione quando lo riterremo necessario. Oltre al loro carattere verticale e autoritario, questi comitati hanno una chiara tendenza al paternalismo. Ma di cosa si tratta veramente, dal punto di vista politico? Non lo sappiamo. L’enfasi è sull’aspetto “ecologico” delle lotte, senza dettagli (senza dubbio per fare appello a un vasto pubblico): “lottare contro il cemento, contro i mega-bacini, contro coloro che avvelenano gli organismi viventi” (Decine di comitati…); “difendere la terra e l’acqua come bene comune di fronte alla monopolizzazione del complesso agroindustriale e all’invasione del cemento da parte della megamacchina metropolitana” (Appello nella stagione 5). Quando vediamo, purtroppo, a Notre-Dame-des-Landes, il rapporto tra i responsabili degli SDT e i “beni comuni”, c’è da preoccuparsi.

( 1 – Tutte le citazioni sono prese da sito internet des Les soulèvements de la terre.)

Da nessuna parte il substrato politico di queste lotte è definito con maggiore precisione; la fraseologia vuota permette di riunire tendenze diverse (dalla Federazione Anarchica ai Verdi). Perché opporsi alle mega-cisterne? Per “difendere l’acqua” – ma cosa significa? Invano cerchiamo un’analisi politica approfondita della questione, che vada oltre la “monopolizzazione da parte del complesso agroindustriale” (cosa c’è in gioco? per quale profitto? a scapito di chi?) spiegando concretamente i processi in atto e la logica dell’opposizione. Per quanto riguarda la “megamacchina metropolitana”, ognuno di noi dovrà trovare la propria definizione. In realtà, quello che stiamo facendo è contrapporre idee vaghe a concetti astratti, mentre quello che dobbiamo fare è produrre un’analisi fattuale della posta in gioco, con onestà, trasparenza e un necessario tocco di umiltà.

Per farlo, però, bisognerebbe mettere in discussione i rapporti capitalistici e la proprietà, cosa che l’SDT non fa mai, ed è facile capire che se lo facesse, i Verdi e altre organizzazioni profondamente borghesi sarebbero ovviamente più riluttanti a dare il loro sostegno. Inoltre, dato il rapporto ambiguo dei leader dell’SDT con la proprietà terriera e l’agricoltura, è facile capire perché non vogliano essere troppo specifici su cosa significherebbe “vittoria” per loro e per le masse che aspirano a guidare.

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La fraseologia degli SDT è letteralmente militare. Siamo costantemente chiamati alla “battaglia” e ci viene promessa la “vittoria”. “La vittoria è vicina” (Appello alla stagione 5); deve essere raggiunta a tutti i costi. Sul loro sito web, il fine settimana del 25 marzo viene spudoratamente descritto come “gioioso” (Riassunto dalle base posteriore); le masse si congratulano per la loro “creatività” e la loro “audacia” di fronte alle forze repressive (30.000 persone hanno manifestato a Sainte-Soline nonostante la brutalità della polizia).

Va ricordato che questo fine settimana “gioioso” ha lasciato almeno 200 feriti, di cui almeno 40 gravi; uno di loro è ancora in coma tre settimane dopo.

Allo stesso modo, nella ZAD, la “vittoria” si è tradotta nell’acquisizione di alcuni appezzamenti di terreno, ma anche nello sfratto di decine di residenti e nella fine del movimento di lotta in quanto tale: la ZAD è ora un’area di agricoltura legale e convenzionale e di artigianato integrato nel mercato. Eppure la fine della lotta è stata celebrata come una “vittoria”, e continua a esserlo. A Sainte-Soline, come a Notre-Dame-des-Landes, la “vittoria” non ha tenuto conto di coloro che sono stati sacrificati per ottenerla.

Se, dopo la carneficina di Sainte-Soline, “la priorità deve essere data alla cura dei feriti” (30.000 persone hanno manifestato a Sainte-Soline nonostante la brutalità della polizia, ripeto), non è questo il caso.

Nonostante la violenza delle forze dell’ordine, ciò non ha impedito che la sera stessa si tenesse un’oscena “festa della vittoria”, nonostante le centinaia di feriti, con “spettacoli per tutti” e “concerti”. Questa “vittoria” consiste nell’essere riusciti a “scavare e disarmare una pompa e un tubo”? È difficile da credere: chi potrebbe parlare anche solo di un successo strategico (figuriamoci di una “vittoria”) per un risultato del genere? No, evidentemente la “vittoria” che si celebra è quella di essere riusciti a unire migliaia di persone, di sentire la propria forza, di poterle riunire e gettare nella “battaglia” (Appello alla stagione 5), senza che le decisioni dei leader vengano messe in discussione; meglio ancora, la “vittoria” permetterà al “movimento” di espandersi ulteriormente, aggiungendo migliaia di “personalità globali” (peccato per coloro che sono solo “personalità” non globali, o non lo sono affatto). Gli SDT si considerano i generali di una guerra un po’ oscena; come tali, non dettagliano i loro obiettivi, le loro strategie o i loro fondamenti politici.

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Come antiautoritari, vogliamo porre domande e discutere, ma non sottometterci alle decisioni prese altrove e da altri. Vogliamo lottare, anche contro l’espropriazione della terra e delle risorse, contro la morsa del capitale sui settori più piccoli della nostra vita, contro la brutalità dello Stato. Ma si tratta di sapere con chi lottare, perché lottare e come lottare. Per noi, il fine non giustifica i mezzi. Preferiremmo non avere il “sostegno” di Yannick Jadot se questo ci permette di organizzare assemblee orizzontali in cui discutere i nostri obiettivi politici e i mezzi per raggiungerli. Pensiamo che sia più importante costruire una lotta insieme, anche se è difficile, anche se facciamo degli errori, che contribuire passivamente alla “vittoria” di un’organizzazione. E crediamo che SdT sia un’organizzazione verticale, opaca e autoritaria.

L’entusiasmo, ripetiamo, è del tutto comprensibile: la proposta della SDT è seducente, piena di promesse, di forza, suggerisce possibilità di superamento dell’esistenza capitalistica; in un periodo terribile in cui i movimenti sociali vengono combattuti senza freni e assistiamo impotenti alla distruzione del pianeta da parte della borghesia, una proposta del genere sembra essere una risposta alla disperazione – soprattutto quando ci viene garantita la “vittoria”.

Lo scopo di questo testo non è quello di scoraggiare le persone dall’andare alle iniziative di SDT, ma di incoraggiarle, se ci vanno, a farlo almeno con una certa dose di diffidenza, osservando continuamente i meccanismi all’opera, cercando di mettere in discussione la posta in gioco e persino di contestare il modo in cui gli SDT operano. Sappiamo che abbiamo a che fare con strateghi, autoritari e opportunisti; sapendo questo, forse è possibile non abbandonare le lotte a loro, e costringere Soulèvements de la Terre all’orizzontalità, alla discussione, all’onestà politica, alla decenza e alla solidarietà.

Due zozo.e.s di Ariège, avril 2023

Riferimenti :

Un resoconto della manifestazione di Sainte-Soline dell’ottobre 2022: Giocare alla guerra, giocare alla pedina.

https://nantes.indymedia.org/posts/87418/06-03-2023-jouer-a-la-guerre-jouer-au-pion/

Combattere e/o essere manipolati in nome della lotta? Rivolte della terra contro lo Stato: stessa lotta.

https://nantes.indymedia.org/posts/86985/lutter-et-ou-se-faire-manipuler-au-nom-d-une-lutte-soulevements-de-la-terre-versus-etat-meme-combat/

Testo degli occupanti del Carnet : Quando l’NDDL si considera il piccolo padre delle lotte, tra recupero e autoritarismo.

https://zadducarnet.org/index.php/2021/09/04/quand-nddl-se-prend-pour-le-petit-pere-des-luttes-entre-recuperation-et-autoritarisme/

Riflessioni sulla ZAD, un’altra storia. Uno sguardo indietro a un anno dagli sgomberi.

https://fr.crimethinc.com/2019/04/23/reflexions-a-propos-de-la-zad-une-autre-histoire-un-regard-en-arriere-un-an-apres-les-expulsions

I “sostenitori esterni” parlano all'”assemblea degli usi” della ZAD.

https://mars-infos.org/prise-de-parole-des-soutiens-de-l-3043