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NESSUN DIO

Traduciamo questo testo presente nel libro “Days of War, Night of Love”, pubblicato nel Settembre del 2000.


NESSUN DIO

Una volta, sfogliando un libro di psicologia infantile, mi sono imbattuta in un capitolo sulla ribellione adolescenziale. Vi si leggeva che nella prima fase della ribellione giovanile di una bambina contro i genitori, essa può cercare di distinguersi da loro accusandoli di non essere all’altezza dei loro valori. Ad esempio, se le hanno insegnato che la gentilezza e la considerazione sono importanti, li accuserà di non essere abbastanza compassionevoli. In questo caso la bambina non ha ancora definito se stessa o i propri valori; accetta ancora i valori e le idee che le hanno trasmesso i genitori ed è in grado di affermare la propria identità solo all’interno di questo quadro. Solo più tardi, quando metterà in discussione le credenze e la morale che le sono state presentate come vangelo, potrà diventare un individuo autonomo.

Spesso penso che nella scena hardcore non abbiamo superato questo primo stadio di ribellione. Critichiamo le azioni di coloro che fanno parte del mainstream e gli effetti della loro società sulle persone e sugli animali, attacchiamo l’ignoranza e la crudeltà del loro sistema, ma raramente ci fermiamo a mettere in discussione la natura di ciò che tutti accettiamo come “moralità”. È possibile che questa “moralità”, con la quale pensiamo di poter giudicare le loro azioni, sia essa stessa qualcosa che dovrebbe essere criticata? Quando affermiamo che lo sfruttamento degli animali è “moralmente sbagliato”, cosa significa? Forse stiamo solo accettando i loro valori e rivolgendo questi valori contro di loro, piuttosto che creare standard morali propri?

Forse in questo momento state dicendo a voi stessi: “Cosa vuol dire creare standard morali propri? Una cosa o è moralmente giusta o non lo è: la moralità non è qualcosa che si può inventare, non è una questione di mera opinione”. In questo modo, accettate uno dei principi fondamentali della società che vi ha cresciuti: che il bene e il male non sono valutazioni individuali, ma leggi fondamentali del mondo. Questa idea, retaggio di un cristianesimo defunto, è al centro della nostra civiltà. Se volete mettere in discussione l’establishment, dovreste metterlo in discussione per primo!

Non esistono il bene e il male
Non esiste un bene o un male universale
Ci sei solo tu…
e i valori che scegli per te stesso.

DA DOVE NASCE L’IDEA DI “LEGGE MORALE”

Un tempo quasi tutti credevano nell’esistenza di Dio. Questo Dio governava il mondo, aveva un potere assoluto su tutto ciò che lo circondava e aveva stabilito delle leggi che tutti gli esseri umani dovevano rispettare. Se non lo avessero fatto, avrebbero subito le punizioni più terribili per mano Sua. Naturalmente, la maggior parte delle persone obbediva alle leggi come poteva, perché la paura della sofferenza eterna era più forte del desiderio di qualcosa di proibito. Poiché tutti vivevano secondo le stesse leggi, potevano concordare su cosa fosse la “morale”: era l’insieme dei valori decretati dalle leggi di Dio. Così, il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, erano decisi dall’autorità di Dio, che tutti accettavano per paura.

Un giorno la gente cominciò a svegliarsi e a rendersi conto che Dio non esisteva. Non c’erano prove scientifiche che ne dimostrassero l’esistenza e pochi vedevano l’utilità di avere ancora fede nell’irrazionale. Dio era praticamente scomparso dal mondo; nessuno temeva più lui o le sue punizioni.

Ma accadde una cosa strana. Sebbene queste persone avessero il coraggio di mettere in dubbio l’esistenza di Dio, e persino di negarla a chi ancora ci credeva, non osavano mettere in discussione la moralità che le sue leggi avevano imposto. Forse non ci pensavano; tutti erano stati cresciuti con le stesse convinzioni su ciò che era morale e avevano imparato a parlare di giusto e sbagliato nello stesso modo, quindi forse davano per scontato che fosse ovvio ciò che era bene e ciò che era male, che Dio fosse lì a farlo rispettare o meno. O forse la gente si era talmente abituata a vivere sotto queste leggi che aveva paura anche solo di considerare la possibilità che le leggi non esistessero più di quanto esistesse Dio.

Ciò ha lasciato l’umanità in una posizione insolita: sebbene non ci fosse più un’autorità che decretasse certe cose assolutamente giuste o sbagliate, si accettava ancora l’idea che alcune cose fossero giuste o sbagliate per natura. Anche se non avevano più fede in una divinità, avevano ancora fede in un codice morale universale che tutti dovevano seguire. Pur non credendo più in Dio, non avevano ancora il coraggio di smettere di obbedire ai suoi ordini; avevano abolito l’idea di un sovrano divino, ma non la divinità del suo codice etico. Questa sottomissione indiscussa alle leggi di un maestro celeste scomparso da tempo è stato un lungo incubo dal quale la razza umana sta cominciando a svegliarsi solo ora.

DIO È MORTO E CON LUI LA LEGGE MORALE

Senza Dio, non c’è più alcuno standard oggettivo con cui giudicare il bene e il male. Questa consapevolezza è stata molto preoccupante per i filosofi qualche decennio fa, ma non ha avuto molto effetto in altri ambienti. La maggior parte delle persone sembra ancora pensare che una morale universale possa essere fondata su qualcosa di diverso dalle leggi di Dio: su ciò che è buono per le persone, su ciò che è buono per la società, su ciò che ci sentiamo chiamati a fare. Ma è difficile trovare spiegazioni sul perché queste norme costituiscano necessariamente una “legge morale universale”. Di solito, le argomentazioni a sostegno dell’esistenza della legge morale sono emotive piuttosto che razionali: “Ma non pensi che lo stupro sia sbagliato?” chiedono i moralisti, come se un’opinione condivisa fosse una prova di verità universale. “Ma non credi che le persone abbiano bisogno di credere in qualcosa di più grande di loro?”, si appellano, come se il bisogno di credere in qualcosa possa renderlo vero. Di tanto in tanto, ricorrono persino alle minacce: “Ma cosa succederebbe se tutti decidessero che non esiste il bene o il male? Non ci uccideremmo tutti?”.

Il vero problema dell’idea di legge morale universale è che afferma l’esistenza di qualcosa di cui non abbiamo modo di sapere nulla. I credenti nel bene e nel male vorrebbero farci credere che esistono delle “verità morali”, cioè delle cose che sono moralmente vere in questo mondo, così come è vero che il cielo è blu. Sostengono che è vero che l’omicidio è moralmente sbagliato, così come è vero che l’acqua congela a trentadue gradi. Ma possiamo indagare scientificamente sulla temperatura di congelamento dell’acqua: possiamo misurarla e concordare insieme di essere arrivati a una sorta di verità oggettiva [cioè, nella misura in cui è possibile parlare di verità oggettiva, per voi postmodernisti figli di puttana!] D’altra parte, cosa osserviamo se vogliamo indagare se è vero che l’omicidio è un male? Non c’è una tavola della legge morale sulla cima di una montagna da consultare, non ci sono comandamenti scolpiti nel cielo sopra di noi; tutto ciò che abbiamo a disposizione sono i nostri istinti e le parole di un gruppo di sacerdoti e di altri esperti morali autoproclamati, molti dei quali non sono nemmeno d’accordo. Per quanto riguarda le parole dei preti e dei moralisti, se non possono offrire alcuna prova concreta da questo mondo, perché dovremmo credere alle loro affermazioni? E per quanto riguarda i nostri istinti, se sentiamo che qualcosa è giusto o sbagliato, questo può renderlo giusto o sbagliato per noi, ma non è una prova che sia universalmente buono o cattivo. Quindi, l’idea che esistano leggi morali universali è una mera superstizione: è una pretesa che esistano cose in questo mondo di cui non potremo mai fare esperienza o imparare qualcosa. E faremmo bene a non perdere tempo a interrogarci su cose di cui non potremo mai sapere nulla. Quando due persone sono fondamentalmente in disaccordo su ciò che è giusto o sbagliato, non c’è modo di risolvere il dibattito. Non c’è nulla al mondo a cui possano fare riferimento per capire chi dei due ha ragione, perché non esistono leggi morali universali, ma solo valutazioni personali. Quindi l’unica domanda importante è da dove provengono i vostri valori: li create voi stessi, secondo i vostri desideri, o li accettate da qualcun altro… qualcuno che ha mascherato le sue opinioni come “verità universali”?

Non siete sempre stati un po’ sospettosi dell’idea di verità morali universali? Questo mondo è pieno di gruppi e individui che vogliono convertirvi alle loro religioni, ai loro dogmi, ai loro programmi politici, alle loro opinioni. Naturalmente vi diranno che un insieme di valori vale per tutti, e naturalmente vi diranno che i loro valori sono quelli corretti. Una volta convinti che esiste un solo standard di giusto e sbagliato, sono a un passo dal convincervi che il loro standard è quello giusto. Con quanta cautela dovremmo avvicinarci a coloro che vorrebbero venderci l’idea di una “legge morale universale”! La loro affermazione che la morale è una questione di legge universale è probabilmente solo un modo subdolo per farci accettare i loro valori piuttosto che forgiare i nostri, che potrebbero essere in conflitto con i loro.

Quindi, per proteggerci dalle superstizioni dei moralisti e dagli inganni degli evangelisti, lasciamo perdere l’idea di legge morale. Facciamo un passo avanti verso una nuova era, in cui creeremo valori propri piuttosto che accettare leggi morali per paura e obbedienza. Sia questo il nostro nuovo credo: non esiste un codice morale universale che debba dettare il comportamento umano. Non esiste il bene e il male, non esiste uno standard universale di giusto e sbagliato. I nostri valori e la nostra morale vengono da noi e ci appartengono, che ci piaccia o no; quindi dovremmo rivendicarli con orgoglio per noi stessi, come nostre creazioni, piuttosto che cercare una qualche giustificazione esterna.

Ma se non esiste il bene e il male, se nulla ha un valore morale intrinseco, come facciamo a sapere cosa fare?

MA SE NON ESISTE IL BENE E IL MALE, SE NULLA HA UN VALORE MORALE INTRINSEVO, COME FACCIAMO A SAPERE COSA FARE?

Create il vostro bene e il vostro male. Se non c’è una legge morale che ci sovrasta, significa che siamo liberi di fare ciò che vogliamo, liberi di essere ciò che vogliamo, liberi di perseguire i nostri desideri senza sentirci in colpa o vergognarci. Cercate di capire che cosa volete nella vostra vita e andate avanti; create i valori giusti per voi e vivete in base ad essi. Non sarà per niente facile; i desideri tirano in direzioni diverse, vanno e vengono senza preavviso, per cui stare al passo con loro e scegliere tra loro è un compito difficile – naturalmente obbedire alle istruzioni è più facile, meno complicato. Ma se ci limitiamo a vivere la nostra vita come ci è stato insegnato, le probabilità di ottenere ciò che vogliamo dalla vita sono molto scarse: ognuno di noi è diverso e ha esigenze diverse, quindi come potrebbe un unico insieme di “verità morali” funzionare per ognuno di noi? Se ci assumiamo la responsabilità di noi stessi e ci costruiamo la nostra tavola dei valori, allora avremo la possibilità di raggiungere una certa misura di felicità. Le vecchie leggi morali sono comunque retaggio di tempi in cui vivevamo in una timorosa sottomissione a un Dio inesistente; con il loro abbandono, possiamo liberarci di tutta la codardia, la sottomissione e la superstizione che hanno caratterizzato il nostro passato.

Alcuni fraintendono l’affermazione di perseguire i propri desideri come mero edonismo. Ma non stiamo parlando dei desideri fugaci e inconsistenti del tipico libertino. Sono i desideri e le inclinazioni più forti, profondi e duraturi dell’individuo: sono i suoi amori e i suoi odi più fondamentali che dovrebbero dare forma ai suoi valori. E il fatto che non ci sia un Dio che ci chieda di amarci l’un l’altro o di agire virtuosamente non significa che non dovremmo fare queste cose per il nostro bene, se le troviamo gratificanti, cosa che quasi tutti facciamo. Ma facciamo ciò che facciamo per il nostro bene, non per obbedienza a qualche divinità o codice morale!

Ma come possiamo giustificare le nostre azioni etiche se non possiamo basarle su verità morali universali?

MA COME POSSIAMO GIUSTIFICARE LE NOSTRE AZIONI ETICHE SE NON POSSIAMO BASARLE SU VERITÀ MORALI UNIVERSALI?

La morale è stata per così tanto tempo qualcosa di giustificato dall’esterno che oggi non sappiamo quasi più come concepirla in altro modo. Abbiamo sempre dovuto sostenere che i nostri valori provenissero da qualcosa di esterno a noi, perché basare i valori sui nostri desideri era (non a caso!) bollato come malefico dai predicatori della legge morale. Ancora oggi sentiamo istintivamente che le nostre azioni devono essere giustificate da qualcosa di esterno a noi, qualcosa di “più grande” di noi: se non da Dio, dalla legge morale, dalla legge dello Stato, dall’opinione pubblica, dalla giustizia, dall’“amore per l’uomo”, ecc. Siamo stati così condizionati da secoli in cui abbiamo chiesto il permesso di sentire e fare cose, in cui ci è stato proibito di basare qualsiasi decisione sui nostri bisogni, che vogliamo ancora pensare di obbedire a qualche potere superiore anche quando agiamo in base ai nostri desideri e alle nostre convinzioni; in qualche modo, sembra più difendibile agire per sottomissione a qualche tipo di autorità piuttosto che al servizio delle nostre inclinazioni. Ci vergogniamo così tanto delle nostre aspirazioni e dei nostri desideri che preferiamo attribuire le nostre azioni a qualcosa di più “alto” di loro. Ma cosa potrebbe essere più grande dei nostri desideri, cosa potrebbe giustificare meglio le nostre azioni? Dovremmo servire qualcosa di esterno senza consultare i nostri desideri, forse addirittura contro i nostri desideri?

La questione della giustificazione è il punto in cui molte band hardcore hanno sbagliato. Attaccano ciò che vedono come un’ingiustizia non sulla base del fatto che non vogliono che queste cose accadano, ma sulla base del fatto che è “moralmente sbagliato”. Così facendo, cercano il sostegno di tutti coloro che credono ancora nella favola della legge morale e si vedono come servitori della Verità. Questi gruppi hardcore non dovrebbero approfittare delle illusioni popolari per far valere i loro punti di vista, ma dovrebbero sfidare le ipotesi e mettere in discussione le tradizioni in tutto ciò che fanno. Un miglioramento, ad esempio, dei diritti degli animali, ottenuto in nome della giustizia e della moralità, è un passo avanti al costo di due passi indietro: risolve un problema e ne riproduce e rafforza un altro. Certamente tali miglioramenti potrebbero essere combattuti e raggiunti sulla base del fatto che sono desiderabili (nessuno che lo consideri veramente vorrebbe massacrare e maltrattare inutilmente gli animali, no?), piuttosto che con tattiche che derivano dalla superstizione cristiana. Purtroppo, a causa di secoli di condizionamento, ci si sente così bene a sentirsi giustificati da una “forza superiore”, a obbedire alla “legge morale”, a far rispettare la “giustizia” e a combattere il “male”, che queste bande si lasciano prendere dal loro ruolo di esecutori morali e dimenticano di mettere in discussione l’idea stessa di legge morale. C’è una sensazione di potere che deriva dalla convinzione di servire un’autorità superiore, la stessa che attrae le persone verso il fascismo. Si è sempre tentati di dipingere ogni lotta come bene contro male, giusto contro sbagliato; ma questa non è solo una semplificazione eccessiva, è una falsificazione: perché non esistono cose del genere. Possiamo agire in modo compassionevole gli uni verso gli altri perché lo vogliamo, non solo perché “la morale ce lo impone”, sapete! Non abbiamo bisogno di alcuna giustificazione dall’alto per preoccuparci degli animali e degli esseri umani, o per agire per proteggerli. Ci basta sentire nel nostro cuore che è giusto, che è giusto per noi, per avere tutte le ragioni di cui abbiamo bisogno. Possiamo giustificare la nostra etica senza basarci su verità morali semplicemente non vergognandoci dei nostri desideri: siamo abbastanza orgogliosi di accettarli per quello che sono, come forze che ci guidano come individui. E i nostri valori possono non essere giusti per tutti, è vero; ma sono tutto ciò che ognuno di noi ha a disposizione, quindi dovremmo avere il coraggio di agire in base ad essi piuttosto che desiderare un’impossibile giustificazione più grande.

Ma cosa succederebbe se tutti decidessero che non esiste il bene e il male? Non ci uccideremmo tutti a vicenda?

MA COSA SUCCEDEREBBE SE TUTTI DECIDESSERO CHE NON ESISTE IL BENE E IL MALE? NON CI UCCIDEREMO TUTTI A VICENDA?

Questa domanda presuppone che le persone si astengano dall’uccidersi a vicenda solo perché è stato loro insegnato che è un male farlo. L’umanità è davvero così assolutamente assetata di sangue e feroce che tutti noi ci stupreremmo e ci uccideremmo a vicenda se non fossimo frenati dalla superstizione? Mi sembra più probabile che desideriamo andare d’accordo con gli altri almeno quanto desideriamo essere distruttivi: di solito non ci piace di più aiutare gli altri che far loro del male? Oggi la maggior parte delle persone afferma di credere che la compassione e l’equità siano moralmente giuste, ma questo ha fatto ben poco per rendere il mondo un luogo compassionevole ed equo. Non sarebbe forse vero che agiremmo in base alle nostre naturali inclinazioni alla decenza umana di più, anziché di meno, se non sentissimo che la carità e la giustizia sono obbligatorie? Che valore avrebbe, in ogni caso, se tutti adempissimo al nostro “dovere” di essere buoni gli uni con gli altri, se fosse solo perché stiamo obbedendo a degli imperativi morali? Non significherebbe molto di più per noi trattare gli altri con riguardo perché lo vogliamo, piuttosto che perché ci sentiamo obbligati a farlo?

E se l’abolizione del mito della legge morale causasse in qualche modo più conflitti tra gli esseri umani, non sarebbe comunque meglio che vivere come schiavi di superstizioni? Se decidiamo da soli quali sono i nostri valori e come vivere in base ad essi, avremo almeno la possibilità di perseguire i nostri desideri e forse di goderci la vita, anche se dovremo lottare gli uni contro gli altri. Se invece scegliamo di vivere secondo regole stabilite per noi da altri, sacrifichiamo la possibilità di scegliere il nostro destino e di perseguire i nostri sogni. Per quanto si possa andare d’accordo con le catene della legge morale, vale la pena abdicare alla nostra autodeterminazione? Non avrei il coraggio di mentire a un altro essere umano e dirgli che deve conformarsi a un mandato etico, che sia nel suo interesse o meno, anche se questa bugia eviterebbe un conflitto tra noi. Poiché tengo agli esseri umani, voglio che siano liberi di fare ciò che è giusto per loro. Non è forse più importante della semplice pace sulla terra? La libertà, anche quella pericolosa, non è forse preferibile alla più sicura schiavitù, alla pace comprata con l’ignoranza, la codardia e la sottomissione?

Inoltre, guardiamo alla nostra storia. Tanti spargimenti di sangue, inganni e oppressioni sono già stati perpetrati in nome del bene e del male. Le guerre più sanguinose sono state combattute tra avversari che pensavano di combattere dalla parte della verità morale. L’idea della legge morale non ci aiuta ad andare d’accordo, ma ci mette gli uni contro gli altri, a contenderci quale sia la “vera” legge morale. Non ci può essere un vero progresso nelle relazioni umane finché non si riconoscono le prospettive di ognuno sull’etica e sui valori; allora potremo finalmente iniziare a risolvere le nostre differenze e imparare a vivere insieme, senza litigare per la questione assolutamente stupida di quali valori e desideri siano “giusti”. Per il vostro bene, per il bene dell’umanità, abbandonate le nozioni antiquate di bene e male e create i vostri valori per voi stessi!